Blog di Paolo

Mal di schiena: a ciascuno il suo

da | 15 Feb 2023 | Alexander, Craniosacrale

Si fa presto a dire “mal di schiena” ma non sembra che ve ne sia uno uguale per tutti. C’è quello cronico, fastidioso, più o meno intenso, e quello acuto che ti blocca del tutto; quello che passa con il movimento e quello che peggiora; quello che ti impedisce di stare in piedi e quello a cui non piace nessuna posizione; quello che si fa sentire dopo il giardinaggio, dopo un lungo viaggio, dopo aver giocato coi bambini, dopo aver fatto le pulizie; quello che senti la sera e quello che ti sveglia al mattino; quello di giorno e quello di notte… Di solito riguarda la zona lombare, ma può essere più alto o più basso, circoscritto o più ampio, a cintura, come un peso, come un pugnale, ecc.

Di fronte a tanti mal di schiena, le risposte appaiono un po’ limitate e spesso frettolose: antinfiammatori, miorilassanti, fisioterapia, rinforzo muscolare… come se non fossero precedute da adeguate domande. La più banale di queste è: Perché mi viene mal di schiena? Ma è anche la più difficile a cui rispondere: perché ho fatto questo, perché ho fatto quello… perché fai una vita sedentaria, perché stai sempre in piedi, o sempre seduto, perché fai un lavoro faticoso, ecc. Spiegazioni superficiali, che non dicono niente riguardo alle condizioni che producono il dolore. Allora si inizia a parlare di muscoli deboli da rinforzare, muscoli corti da allungare, fasce, articolazioni, ecc.

Ma forse il problema è più complesso e possiamo osservarlo ponendoci domande più argute: Il mio mal di schiena, cosa mi impedisce di fare? Che svantaggi mi procura? E quali vantaggi? Cosa mi permette di non fare? Che tipo di scelte mi impone? E quali mi propone? Questo rende il problema ancora più individuale di quanto già non lo sia e ci porta a considerare le motivazioni con le quali lo affrontiamo. In genere preferisco non porre questo genere di domande direttamente ma lasciare che le risposte emergano gradualmente nella consapevolezza delle persone.

Ci sono altre questioni, da cui è bene cominciare, che possono aiutarci ad inquadrare il problema in modo pratico. Innanzitutto non dobbiamo confondere la sintomatologia con il problema vero e proprio. I sintomi sono una cosa, il problema un’altra. Il mal di schiena è il sintomo di un problema, o di più problemi, e per comprenderli dobbiamo riuscire a porci le domande giuste. Lo fanno anche gli scienziati quando cercano di spiegare i meccanismi che agiscono all’interno del nostro corpo. Dalle loro ricerche è emerso che alcuni comportamenti possono essere all’origine del mal di schiena cronico e ricorrente. Altri studi hanno messo in evidenza l’effetto di alcune abitudini posturali sul comportamento motorio, ed è anche emerso che la qualità e la distribuzione del tono posturale possono essere messi in relazione con l’esperienza del mal di schiena.

Allora gli scienziati hanno già capito tutto, hanno risolto il problema! Niente affatto. Le conoscenze che abbiamo ci aiutano a fare un ragionamento clinico e a proporre soluzioni appropriate, la cui applicazione, però, non può essere standardizzata. Non è sufficiente conoscere in teoria quali sono i comportamenti da adottare, o da evitare, anche perché non mi riferisco alle note raccomandazioni di mantenere una postura corretta o di piegare le ginocchia nel sollevare dei pesi. C’è qualcosa di più sottile a cui prestare attenzione. Per una persona con il mal di schiena è difficile rendersi conto di quali possono essere gli atteggiamenti che contribuiscono a generarlo, ed in quanto abituali, è ancora più difficile modificarli. Per quante istruzioni possa dare a una tale persona, è con il rapporto diretto, manuale, che posso veramente aiutarla a riconoscere ciò che fa con il suo corpo, quali tensioni esercita nel muoversi, come può organizzarle meglio. L’aspetto sorprendente è che a fronte di un principio rieducativo generale, ognuno scopre delle cose di sé molto singolari, come singolari sono le abitudini posturali di ognuno.

Le tensioni che si modificano creano un nuovo equilibrio di forze che può far venire meno quel sovraccarico all’origine del mal di schiena. L’osservazione, confermata dalle ricerca scientifica, ci porta a sostenere che una persona con mal di schiena, di solito utilizza in modo svantaggioso le forze che ha a disposizione per sostenere e muovere il suo corpo; ma si è talmente abituata a fare in quel modo che per cambiare ha bisogno di un aiuto. Questo può venire da una guida particolare, che non ha lo scopo di insegnarle a fare le cose correttamente, ma che l’aiuta a “smettere” di fare alcune cose, quelle che tengono le parti del corpo compresse fra loro e che la predispongono in modo svantaggioso all’esecuzione di qualunque attività, dal semplice mantenere una posizione ai gesti quotidiani, dalle attività professionali a quelle sportive.

Il lavoro sulle abitudini riguarda il rapporto con se stessi e la disponibilità a cambiare qualcosa di sé. Ma in questo processo bisogna fare i conti con le proprie difese. Nel dialogo manuale possono emergere aspetti legati all’origine del mal di schiena, come la presenza di un trauma, anche antico, e di un corredo emozionale, non così apparente, che può contribuire a mantenere viva la memoria del trauma all’interno del corpo. Vi sono poi le compensazioni, tramite le quali una rigidità localizzata in un punto può provocare adattamenti che fanno sentire i loro effetti a distanza dalla zona di origine.  Anche nel processo di rieducazione si ottengono spesso effetti lontani dalla zona di contatto manuale. La schiena stessa, trae grande giovamento dall’incoraggiare la testa e le ginocchia ad allontanarsi da essa, come per allentare la pressione a cui è sottoposta continuamente.

Da dove vengono questi ragionamenti? Ho avuto la fortuna di studiare e sperimentare diversi approcci al mal di schiena, a cominciare dal mio, ed ora posso accompagnare le persone a compiere un percorso di liberazione. Dal mal di schiena? No! Dagli atteggiamenti che lo provocano, dalle abitudini che lo mantengono, dalle difese che lo proteggono. Un percorso attraverso il quale si può scoprire una nuova dimensione di sé, un benessere inedito, nuove potenzialità… e il gusto di sentire il proprio corpo funzionare bene!

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